A occhi chiusi






di Irene Auletta


Pensando a questo post, mi sono trovata a ripercorrere con la mente i vari passaggi dei nostri eventi. La raccolta di voci di donne di Luigina, le parole dei bambini di Nadia, le narrazioni delle autrici di Raffaella, lo sguardo ai miti di Monica e le ricercate melodie musicali di Tiziana. 


Di solito io arrivo nelle battute finali a tessere le trame intrecciate, ricollocandole in una riflessione pedagogica e così mi sono immaginata di arrivare a chiusura di questo nostro tema del mese.


Siamo abituati ad associare la sorpresa e la meraviglia al mondo dell’infanzia ma tante volte, negli ultimi anni, abbiamo sentito squillare campanelli di allarme ogni volta che la parola adultizzazione si profilava all’orizzonte o quando incontravamo domande inedite. 


Ma i bambini oggi sono ancora in grado di sorprendersi? Questo mondo pieno di cose, tutte-tanto-subito non farà perdere il gusto dello stupore? E quando sentiamo parlare di noia già in riferimento ai bambini che frequentano l’asilo nido o la scuola per l’infanzia?


Domande che aprono pensieri e riflessioni importanti, pur lasciando ampi spazi di respiro a tante realtà educative che, per fortuna, sono lontane da questi interrogativi e che ogni giorno nutrono i bambini di tante possibilità che vanno proprio nella direzione dello stupore.


Mi sento rispondere tante volte, sia da operatori che da genitori, che per curare alcune dimensioni dell’educazione ci vuole tempo, ed è vero. Il tempo dell’attesa, della curiosità, del desiderio ma anche il tempo della mancanza, della possibile delusione, dell’occasione per esprimere più avanti lo stesso desiderio.


Così si educa alla vita e facendolo si educa al gusto della sorpresa che spalanca occhi e bocca alla meraviglia. A volte accade anche agli adulti!


I racconti delle donne, grazie alle testimonianze donate, ci hanno tenuto sul filo della narrazione riservando anche a noi lettrici e lettori la sorpresa del finale insegnandoci, ancora una volta, che la fretta è raramente una buona consigliera e che il tempo dell’ascolto, nostro e dell’altro, può aprire mondi inattesi e ricchi d’incanto e possibilità.


Crederci, anche come adulti, può rendere più lieta la vita aiutando a non perdere di vista la speranza. Farlo come educatori, operatori o genitori, è una responsabilità  importante per aiutare i bambini e i ragazzi a crescere guardando, oltre alla materialità delle cose, tutto ciò che la nostra immaginazione può intravedere in quella frase bellissima tante volte rivolta al cielo.


Chiudi gli occhi ed esprimi un desidero!

 

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