TELE DI PENELOPE
di Monica Simionato
“Metti la cera, togli la cera” diceva un film degli anni ottanta...pulire gli spazi che abitiamo è una delle incombenze spesso meno apprezzate, io stessa amo stare in spazi puliti e curati ma non sono un'amante delle pulizie, il che porta ad un'ambivalenza evidente.
Probabilmente il peso di questa azione che, come la tela di Penelope, si fa e si disfa (per poi rifarsi e ridisfarsi) "passa" anche a chi mi circonda e, in particolare, alla ragazza di casa che, a fronte della mia richiesta di maggiore attivazione da parte sua, mi ha posto una domanda interessante sul senso di una "piccola" e tutto sommato e in confronto ai grandi temi della vita, insignificante cosa.
Certo, nella mia vita e in passato, il rischio di una metamorfosi, francamente preoccupante, in una desperate housewife, una casalinga disperata troppo occupata nella cura della casa, probabilmente c'è stato (anche se a casa nostra, non è un rischio così alto, per la verità) e quindi ho deciso di lasciarmi interrogare dall'obiezione della figlia adolescente relativa al "perché" pulire.
Pulire è qualcosa che riguarda soltanto la superficie delle cose? Si riduce a qualcosa di meramente materiale? Ecco, questo non mi convince.
In primo luogo perché forse anche i grandi temi esistenziali li possiamo affrontare soltanto scomponendoli in azioni concrete e più contenute, altrimenti possiamo si parlare di grandi tematiche ma senza provare ad incidere minimamente su di essi. Anche in Filosofia, se non sbaglio, si parla di "prassi" e quindi di azioni che possono discendere dai principi teorici.
Così pulire la casa, gli spazi fisici, svuotare il cestino dell'immondizia riciclando i materiali, ad esempio, è un'azione che va nella direzione di non inquinare troppo, iniziando da una dimensione microscopica. Certo non risolve il problema del riscaldamento globale...ma è comunque una goccia che va in quella direzione.
Gli anni di Yoga mi hanno abituata a cercare di andare oltre alle suddivisioni nette tra alto e basso, materia e spirito e così a pensare che piccole azioni non sono poi così tanto piccole e una decina di anni fa ho scoperto un libro che parlava proprio delle pulizie e che si intitola "Pulire !? Come passare da una gravosa necessità a una dichiarazione d'amore verso il presente" scritto da un'imprenditrice che si occupa della pulizia di scuole, centri socio-culturali, case private. Lei scrive che, secondo la sua esperienza, pulire ha un'influenza positiva sulla qualità abitativa e su come ci si sente negli spazi:
"La nostra casa non offre solo protezione, forma spazi in cui ci riposiamo, ci nutriamo e possiamo rigenerarci nell'anima e nello spirito"
Sarebbe quindi un'azione di cura verso gli altri ma anche verso se stessi. Lei aggiunge che ci si prenderebbe cura anche dell'anima degli spazi, identificando così una qualità molto simile a quella descritta da Hillman nel testo "L'anima dei luoghi":
"Ogni luogo aveva un'intima peculiare qualità. Questa interiorità del luogo è la sua anima".
Qui la questione diventa decisamente più interessante.
Inoltre, c'è una dimensione comunitaria e di giustizia sociale nell'agire o meno la pulizia degli spazi che si abitano, ovvero su chi ricade il tutto. Le cose stanno cambiando ma si tratta di azioni ancora realizzate in maggioranza da una parte della popolazione (di genere femminile o socialmente svantaggiata) da un lato e dall'altro sulla suddivisione dell'impegno relativo al pulire, ripartizione che, se non c'è, ricade soltanto su una sola persona o categoria.
Un'altra questione è proprio relativa alla ricorsività e all'impermanenza del pulire (le pulizie durano poco, poi si ricomincia...) aspetto che può aprire anche ad una riflessione su come viviamo il presente e su quanto alcune cose assumano un gusto particolare soprattutto assaporandole fino in fondo, proprio attraverso la consapevolezza della loro unicità e provvisorietà.
Infine, come non nominare quello che la "pulizia" rappresenta simbolicamente? Non a caso "pulito" è un aggettivo che si utilizza anche per le persone, i rapporti, gli incontri. E se i piani sono certamente differenti, forse però sono collegati su un piano simbolico, quindi la non-delega, il mettersi in gioco per costruire luoghi "puliti", profumati e salubri sarebbe davvero una bella opportunità per praticarla.
D'altra parte la parola "igiene" deriva dal greco antico Hyghieia e tiene insieme salute e arte, significando "arte della salute".
Al netto delle mie incavolature materne, sono grata della domanda, che mi ha aiutata a scoprire queste piccole grandi perle....come direbbero i ragazzi, tanta roba, questo pulire!
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