LA FATICA DEL GIRASOLE
di Monica Simionato*
“Come il girasole scintillante, rivolta verso la luce, io
mi oriento verso il sole”
Saffo
Il girasole non è un fiore solitario ma cresce in un campo insieme ad altri, pennellate di colore giallo tra morbide colline. Da ragazza ho studiato la teoria dei colori di Goethe e il giallo, secondo lui, deriva dal bianco. Insieme al blu sono le tinte primarie e polari che nascono dalla tensione tra la luce e il buio.
Quindi il giallo sarebbe “una luce che è stata attenuata dalle tenebre”.
Sono piante che si potrebbero definire “senza pretese”, un fiore di campagna che ancora oggi viene seminato dai contadini per i suoi semi. Però segue tenacemente e più di tutti gli altri il sole. Scientificamente questo movimento impercettibile ma tenace verso il sole si chiama “eliotropismo”. Infatti, è come se iniziassero una danza spostando la corolla verso la luce che arriva da est e, col passare delle ore, proseguono ruotandola verso ovest e cioè dove il sole tramonterà. La cosa che non sapevo è che durante la notte, i fiori ri-ruotano verso est, facendosi trovare “pronti” al bagno di sole mattutino.
Tra pensiero e fantasia, se immaginiamo l’umanità come un
giardino variegato, tra fiori di campo, rose bellissime e spinose, timide viole, calle e rovi,
lo spazio del girasole è davvero prezioso perché insegna a cercare il
sole…anche quando non c’è.
Potremmo forse affermare che sia esageratamente
ottimista perché senza previsioni metereologiche, lui comunque ci prova.
E si potrebbe anche guardare a questo atteggiamento come ad un’ingenuità, con
quella ricerca costante e preventiva che non si cura dell’eventualità della
pioggia…eppure, non so voi, ma io alle ombre (che pure hanno il loro perché e
ci abitano) continuo a preferire la ricerca della luce e della chiarezza,
ammirando così senza riserve il movimento del girasole.
Tra l’altro ho letto che il movimento del fiore, o della foglia,
è dovuto allo spostamento di alcuni ormoni dal lato esposto alla luce a quello
che rimane in ombra, quindi è qualcosa di faticoso, che implica un lavoro
notevole.
Ecco, si dice spesso che alcune persone sembra che “portino il sole”
nelle stanze che attraversano. Se tratteniamo la metafora botanica, non sono
ingenue, lo sanno che il buio esiste, come il girasole volgono lo sguardo anche
alla sera, ma non vi indugiano, passando poi a girarsi verso il lato del sole
che potrà arrivare. E non sono neppure superficiali, ma la luce che portano (o
è la luce che porta loro, chissà) è frutto di un importante e faticoso lavorio
interiore. Perché si fa fatica a sforzarsi di fare come i girasoli, a non
perdere il sorriso e la ricerca di barlumi di luce. Non è facile cercare, come
scriveva Jung, di trasformare il sale dell’amarezza in quello della saggezza.
Questo atteggiamento viene spesso frainteso da chi equivoca quella ricerca in altro, un po’ come succede ai fiori nel Giardino di Alice del Paese nelle Meraviglie che ad un certo punto la cacciano… scambiandola per un’erbaccia!
L’augurio che mi faccio -e ci faccio- è di abitare tutto il giardino (siamo molteplici…abbiamo molti colori in noi) senza dimenticare però la ricerca del girasole. Ci sarà molto preziosa in inverno, quando le giornate si accorceranno e la luce diminuirà.
Chissà che il suo ricordo non potrà portarci a cercare “il sole dentro”?
...e tu che fiori sei? Provi a seguire il sole?
* psicologa e psicoterapeuta
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