PENSIERI SPETTINATI di Nadia Ferrari






Riprendendo il tema trattato da Irene Auletta nel post Stay women sui ripetuti casi di femminicidio (una forma di violenza che in Italia, ma non solo, è in esponenziale aumento) come madre di un maschio e come insegnante mi interrogo spesso su cosa possono fare i genitori per educare i figli maschi al rispetto per le donne. Perché credo che si possa fare moltissimo e partendo fin da piccoli. 

Più che vantare soluzioni buone per tutti e per nessuno, dispongo solo di pensieri spettinati: amo soffermarmi ad osservare i bambini quando giocano tra loro o nella relazione con i loro genitori cercando di imparare qualcosa di più su di noi e sulla vita. Insegno oramai da 40 anni nella scuola dell’infanzia ed in tutti questi anni posso, con una certa tranquillità, testimoniare come alcuni pregiudizi si perpetuano immutabili, come se il tempo, l’evoluzione, l’emancipazione, la parità, non avessero lasciato alcun segno.

Sopravvivono ancora idee su attività dei bambini considerate femminili, mi riferisco anche ad attività di routine che scandiscono la giornata scolastica come per esempio apparecchiare e sparecchiare la tavola, accompagnare i compagni più piccoli in bagno oppure in famiglia, preparare una torta insieme, lavare i panni, andare a fare la spesa.
  
Così come la tendenza a credere che i maschi è meglio che facciano giochi da maschio: spesso mi trovo a dover giustificare come "travestimenti, bambole, pentolini…” sono giochi che incuriosiscono tutti i bambini, anche i maschi. Che è bene lasciare che i bambini scelgano di sperimentare i giochi che vogliono, anche quelli tipicamente considerati da femmina, non c'è ragione di temere per la loro sessualità.

Sempre più di frequente vedo i maschi interessarsi quasi esclusivamente a giochi motori piuttosto sregolati scimmiottando le sfide galattiche da super eroi che vedono alla televisione. Più che giochi sono sfide fini a sé stesse, che presto si trasformano in “dispetti” in cui sta tutto il divertimento. Quest’anno in una attività di Natale molto bambini hanno espresso il desiderio di diventare superman, l’uomo ragno ... Le bambine no. Più nei limiti del possibile chiedevano cose normali, forse anche perché non dispongono di super eroine.  

Ancora molto attuale è l’opinione che comportarsi "da femmina" sia segno di debolezza. Si attribuisce all’essere donna un disvalore invece di trasmettere che caratteristiche che attengono all’area della femminilità, delle emozioni, dei sentimenti, sono qualità umane che appartengono a tutti e vanno ascoltate e coltivate. 

Regna sovrana la credenza che litigare sia una cosa da evitare ad ogni costo: tutta l’opera degli adulti e spesso, purtroppo, anche quella degli insegnanti, è centrata a bandire e punire ogni forma di conflitto. Emerge sempre più vistosamente l’incapacità dei bambini di trovare soluzioni in autonomia anche ai più piccoli litigi.

In generale mi sembra che sia salvo un modello educativo che genera separazioni più che la volontà di comprendere i “mondi altrui” sostenendo il considerarli legittimi. Ci sarà una relazione tra tutto ciò e la violenza?  Con certezza non saprei dare una risposta. 

L’insieme delle considerazioni a flash sopra esposte tratta però dell’incapacità degli adulti di insegnare ai bambini ad affrontare e gestire le difficoltà relazionali quando nascono: ad insegnare  a stare nelle contrarietà insieme ai cattivi pensieri, ad ascoltare l’opinione degli altri, ad affrontare la divergenza, a tollerare un’opposizione alla propria volontà. Competenze preziose per il loro futuro di uomini adulti. 


Ho la convinzione che un maschio cresciuto nel dare e ricevere valore, nell’autonomia delle piccole scelte, nel riconoscimento delle ragioni altrui, difficilmente sarà un violento.

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