STAY WOMEN di Irene Auletta




E siamo ancora qui, giorno dopo giorno, a leggere di donne aggredite, bruciate con acidi, maltrattate, uccise. Le immagini del prima e dopo in questi giorni si rincorrono sugli schermi televisivi, su quelli dei nostri computer e sulle riviste, quasi a ricordarci ancora e ancora, delle follie  umane indicibili che continuano ad attraversare le nostre esistenze.

Come sempre le questioni complesse raccolgono molte competenze e sguardi seri senza tuttavia riuscire a garantire l’assenza di tanta spazzatura che a volte, forse proprio per la puzza che sprigiona, attira la maggiore attenzione.

Siamo ancora qui a parlare di femminicidio e violenza sulle donne. A parlare di troppo amore o disturbi della personalità. A far entrare nei nostri salotti orrori giornalieri che, a furia di essere narrati, sembrano diventare meno orrendi.

Non sono un’esperta ma come donna non posso, ogni dannata volta, che interrogare il non senso, rimanere basita di fronte alla violenza cieca che parla di possesso di un’altra persona, avere l’impressione che non finirà mai e che la brutalità umana purtroppo sceglie, di nuovo, come oggetto della sua furia proprio le donne.

Troppo belle, troppo miss, troppo indipendenti, troppo libere? Troppo troppo?

Il male si veste da uomo che rivendica il diritto di decidere della vita altrui, di annullare e annientare le possibilità di esistere, di spegnere la bellezza di un’anima dietro a cicatrici che mostreranno per sempre la volontà di un essere umano che per un attimo si è sentito “il supremo”.

Come donne abbiamo da raccontarne facendo attenzione a non mettere tutti gli uomini nello stesso calderone, non perdere mai occasioni per insegnare, non farsi toccare  dalla paura di parlarne e di chiamare le cose con il loro nome.


L’ignoranza la fa sovente da padrona e tante sono ancora le donne confuse che, proprio parlando con altre donne, possono capire meglio le tinte e le sfumature dei sentimenti e dei gesti dell’amore. Come donne abbiamo la grande possibilità di farci travolgere e incantare dai profumi e dalla bellezza e come madri, sorelle e amiche, la responsabilità di aiutarci a non confonderli, mai e poi mai, con il pattume. 

Commenti

  1. Con il gruppo Amazzone o Penelope ci troveremo prima o poi a parlarne anche in occasione di qualche nostra iniziativa? Io ci spero e per ora ... scrivo!

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  2. Grazie Irene dell'intensa riflessione che, come sempre, si intreccia con l'educazione a valori che, per essere davvero appresi, forse vanno "incarnati" nella vita reale.
    Credo anche io (e condividiamo un pezzo di cammino con il progetto Amazzone o Penelope) che la massima platonica su "il buono, il bello e il vero" andrebbe rispolverata e, soprattutto, vissuta.
    Impresa ardita...che, forse, insieme, si può tentare di affrontare o...danzare.
    Soprattutto ripartendo dal femminile che ci abita, dal piano simbolico, quello che, magari, può aiutare a tenere assieme teoria e pratica.

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