CHIAROSCURI O DELLA SPECIALE NORMALITA’

di Monica Simionato



Sono reduce da un fine settimana con un piccolo gruppo di compagni delle Superiori e l’incontro avviene in Toscana, terra anche di Madonne e Chiese. Un ex compagno insegna storia dell’arte (sua grande passione)  e, nonostante il caldo esagerato, ci fa entrare in ogni chiesa, rimirando le opere d’arte. Il resto del gruppo lo segue, anche se il pensiero del tuffo al mare con la sua frescura, ci distrae, anche se quello spazio doveva essere rimasto chiuso per molto tempo e l’odore è davvero sgradevole. Ci sono delle pale dipinte intorno all’altare, credo cinquecentesche.  Nulla di che, scuote la testa, l’ex-compagno, non siamo di fronte a capolavori memorabili, evidentemente….anche se…anche se…l’Annunciazione ha qualcosa di speciale, ci dice, mentre io sono fissa proprio di fronte a quella tela, quasi in adorazione non di un bambino appena nato ma di un “mistero”.

“Tu non sei piú vicina a Dio di noi;
siamo lontani tutti. Ma tu hai stupende
benedette le mani.
Nascono chiare a te dal manto,
luminoso contorno:
Io sono la rugiada, il giorno,
ma tu, tu sei la pianta.

Gli angeli tutti sono presi
da un nuovo turbamento:
certo non fu mai cosí intenso
e vago il desiderio.
Forse qualcosa ora s'annunzia
che in sogno tu comprendi”

Da “Annunciazione” (Le parole dell'Angelo) di R. M. Rilke

I miei genitori sembravano due protagonisti del film “Poveri ma belli”. Erano, infatti, piuttosto poveri ma molto belli. Si sono sposati  giovani, all’arrivo di quella che, allora, era la maggiore età: 21 anni.
Non che fosse l’eccezione alla metà degli anni Sessanta ma erano “giovani” per quello che successe dopo il loro primo annuncio. Nacque mio fratello, pareva morto, poi rianimato, poi gravemente disabile. “Tanta roba” si direbbe oggi, ancora di più, forse, per due ragazzi che non avevano proseguito gli studi. Da lì iniziò un percorso, anche di conoscenza, quel tipo di sapere che transita dalla testa, passa dai gesti e abita il cuore.

Tre anni dopo la seconda tappa di quel viaggio è stata la mia nascita: attesa, desiderata, temuta. Nasco in un grande ospedale milanese con parto cesareo programmato, in anticipo rispetto al termine, come si fa in questi casi “per sicurezza”.  Immagino anche la preoccupazione dei medici in anni in cui certe problematiche non erano note neppure a loro.

Accompagnata da paure e speranze, senza i segni del parto naturale, vengo al mondo. Non ho ricordi, naturalmente, ma rammento una foto in cui, appena rientrata dall’ospedale, sparivo nell’abbraccio avvolgente di mia nonna materna, da cui emergeva un capolino rotondo, senza capelli, e una manina rosea protesa in alto…verso il suo sorriso?

Ho avuto un’infanzia felice, io e mio fratello eravamo sempre ammalati…abbiamo (io, lui, i cugini) preso tutte le malattie esantematiche possibili. Ma questo non ci ha fortunatamente permesso di sviluppare anticorpi verso la bellezza della vita, assaporata fino in fondo, lui credo (è una certezza fragile ma tenace) in tutti i modi per lui e per noi possibili.

Mi dico, ora, che il mio annuncio nasce ben radicato in una relazione in qualche modo già avviata, complessa e aperta ai misteri. Un po’ come avviene per tutte le nascite non “primogenite” ma, soprattutto, per via dell’enormità dell’annuncio che mi ha preceduta.
Mi piace pensare,  insieme certo a tutta la fatica e alla sofferenza, all’immensa opportunità che ha comportato: quella di provare a far convivere i misteri con la vita quotidiana. E’ quello che, in fondo, faccio ancora oggi, in un certo senso, non tanto per aiutare ad “accettare” un destino, ma per danzarlo, anche in maniera goffa, e, soprattutto, umanamente possibile.


dal nostro Sito, i testi dell'evento di Amazzone o Penelope "AnnunciAzioni":
https://amazzoneopenelope.wixsite.com/sito/testi-annunciazioni

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