La protezione di una donna


di Luigina Marone

Sin da piccola ricordo mia mamma che raccontava a noi figli la sua vita; doni che mi hanno avvicinata molto a lei bambina, donna, figlia. Tra i ricordi ricorrenti, il periodo della guerra emerge forte ancora oggi. Essendo nata nel 1930, di quel periodo ricorda molti particolari relativi alla sua storia famigliare, alla fame, alla povertà; una vita piena di sacrifici, sin da piccola a vendere il sapone al mercato nero, di nascosto, nelle cascine della bassa bergamasca. E alcuni anni della giovinezza, senza il padre, emigrato in Germania prima della guerra, in cerca di lavoro per sostenere la famiglia e poi rimasto in prigionia quasi sino alla fine della guerra.

Dai suoi racconti nonno Angelo, ai miei occhi, e' sempre stato un grande eroe. Solo in questi ultimi anni, oltre gli ottanta di vita, mia mamma è riuscita a narrare anche le parti più dolorose di quella prigionia, del suo ritorno a casa denutrito, in preda a incubi notturni, irriconoscibile nelle sue caratteristiche di uomo, trasformato per sempre da quella esperienza e della sua lenta ripresa, che lo ha portato dal silenzio di nuovo alla parola. 

Dopo anni dal suo ritorno, quando ha iniziato a raccontare ciò che gli era capitato di vivere, piangendo ringraziava la possibilità di essere riuscito a tornare a casa dai suoi famigliari vivo, anche se, per non essere fucilato, e' stato costretto per anni a svolgere le mansioni di pompiere, con il coprifuoco e tutto ciò che comportava. Di quei momenti ricordava delle fosse scavate per seppellire i morti, quelle masse di corpi ridotti a niente, in spazi comuni. Credo che negli incubi fossero proprio quelli che ritornavano, svegliandolo di soprassalto.

Se crescendo hai potuto anche solo avvicinarti ai climi narrativi di vite sofferte, di ingiustizie, di orrori, al punto di sentirli quasi radicati alla tua pelle, quello che Liliana Segre sta cercando di dirci da sempre, e in modo particolare in questi ultimi tempi, non può che essere un campanello d'allarme potente. E, per come siamo oggi, credo che le sentinelle come lei debbano continuare ad aiutarci a non sottovalutare ciò che appare quasi normale e invece non lo è, sostenendoci nel dire con forza e convinzione quanto non deve più accadere.

Per questo le sono grata, per questo ogni sua parola mi raggiunge, oltre che come monito, come una forte protezione, per noi tutti ancora capaci di ascoltarla.

Grazie, Liliana Segre.

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