Cari genitori vi scrivo ...



di Nadia Ferrari

Chi mi conosce sa che amo raccogliere i pensieri dei bambini curiosa di scoprire cosa essi si rappresentano su fatti del mondo che ci circonda. Nel tempo ho scoperto come gli eventi che a noi paiono trasparenti spesso nascondono impliciti che i bambini elaborano a modo loro rivelandoci panorami per noi adulti del tutto imprevisti … spesso divertenti e sempre meravigliosi.

Come potevo non pensare di dare parola ai bambini in questo periodo strano e straordinario che ci tocca di vivere. Straordinario proprio nel suo significato più profondo e cioè di carattere speciale, originale, inedito e speriamo irripetibile... Questa è perciò a mio avviso un’occasione da non perdere.

Quello che i bambini percepiscono ci parla di loro ma ci rivela anche i diversi modi di noi adulti (genitori ed educatori) di attraversare esperienze di vita e dello sguardo che più o meno consapevolmente riconsegniamo loro. Di questo mondo che oggi si presenta così cagionevole.

Ecco, per chi ne ha voglia, sarebbe perciò proprio bello raccogliere le testimonianze dei bambini, raccogliere ciò che intimamente pensano, quello che loro sanno prima, ed al di là, delle spiegazioni razionali degli adulti, per poi poterlo raccontare.

Come riuscire a far parlare i bambini? Come riuscire a farli parlare senza
appesantire la situazione o le loro eventuali paure?

Ho preparato una serie di domande da poter rivolgere ai bambini e vorrei accompagnarle a delle raccomandazioni: la situazione di confronto con loro non essere diretta, cioè non un interrogatorio. Lo scambio dovrebbe avvenire dentro alla relazione con loro, in un momento tranquillo, mentre magari state disegnando assieme o facendo un gioco, e porgete le domande. Si dovrebbe creare una situazione colloquiale dove ognuno dice la sua, dove ognuno ha voglia di scambiare le impressioni, e mostra interesse per le idee degli altri, proprio come succede tra adulti. Così i bambini si sentono legittimati ad esprimere/raccontare i loro pensieri. Quelli più veri.

Le domande potrebbero essere:

Hai visto cosa sta succedendo? (non date riferimenti ogni bambino si riferirà a ciò che percepisce, a ciò che pensa e di cui magari ha idee confuse o ha paura)
E tu che ne pensi?
Non possiamo uscire ... perché?
Cosa ti piace di più di questo periodo così strano?
E la scuola? Ma guarda un po’ doveva esserci carnevale e invece...
Cosa ti manca di più della scuola?
Cosa ti piacerebbe fare al ritorno?
Ti sei sentito/a triste? O arrabbiato/a
Ti sei sentito/a solo/a? ... non vi siete nemmeno salutati...
Chi o cosa ti manca di più?
C’è qualcosa che vuoi dire ai tuoi compagni di scuola?
E alle maestre?
Ma sicuramente qualcosa ti ha messo anche allegria. Cosa ti è piace di più a
casa?
Cosa hai fatto di bello? E con chiChe ne dici se prepariamo un bel disegno da
regalare ai tuoi compagni e maestre quando ritornerai a scuola?
Poi se i bambini fanno riferimento al virus, cosa per nulla difficile dato la portata
della comunicazione su questo, allora potreste anche spingervi a chiedere loro:
Ma come sarà fatto questo virus? E di cosa?
Di che colore è? Quant’è grande? Lo hai mai visto?
Dove abita? Cosa mangia? E ha degli amici?
Chi è la sua mamma? E il papà? Magari avrà anche di fratelli/sorelle?
Lo disegneresti così me lo fai vedere bene? E poi lo presentiamo ai tuoi compagni.

Le domande sono indicative, potete assolutamente cambiarne l’ordine, potete aggiungerne delle altre che nel dialogo con i bambini vi verranno in mente, quelle che nascono dalla relazione sono sempre più interessanti. Durante lo scambio, che può avvenire anche a più riprese e in differenti occasioni, è buona cosa se anche voi intercalate raccontando le vostre sensazioni e pensieri.

Vi aspetto con le preziosità e le sorprese che ci regaleranno i bambini e le bambine e che voi, se lo vorrete, donerete a me. Potete inviarci le testimonianze ed i disegni dei bambini a amapenelopi@gmail.com

Grazie, Nadia

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