DEALOGHI

Conversazioni tra sogno e realtà, dentro e fuori casa
di Monica Simionato

"L'anima dei luoghi respira insieme all'anima del mondo e alla nostra anima"
James Hillman


Da Wikipedia: Estia è un personaggio della mitologia greca, figlia di Crono e ReaEra la dea vergine della casa e del focolare. Nella mitologia romana la sua figura corrisponde a quella di Vesta

Cara Esti,

posso chiamarti così? Non so perché sento di potermi prendere questa confidenza...forse perché ti sento vicina per molti aspetti: tu la Dea del focolare e della casa....io a casa, a fasi alterne, da parecchie settimane, come molti di noi, dall'inizio di questa emergenza sanitaria.

Che, poi, ti sentivo vicina anche prima, perché un lato di me è vicino all'introversione e all'introspezione, all'attenzione all'interno delle cose, all'essenza, al centro del giardino...ma, adesso, davvero, il fatto di sentirti così vicina, mi fa pensare.

Tu, una dea "paradossale": così importante e l'unica a non avere una rappresentazione pittorica o scultorea precisa. Il tuo simbolo: il cerchio.

Nessuna casa e nessun tempio poteva dirsi tale prima dell'accensione del fuoco a te dedicato, solo allora lo spazio acquistava una qualità speciale, diventando sacro.

Mi sei tornata in mente proprio in questi giorni di emergenza sanitaria mondiale, caratterizzati dallo slogan "restiamo a casa". Certo, mi sembra di non avere mai vissuto così tanto la casa e lo spazio interno come in questo momento. Ma, oltre a questo, perché ti sei autoconvocata, cara Esti?

"forse perché, così dicono, io sia il punto di riferimento della vita quotidiana che si svolge nelle case e nei templi..."

Una qualità Esti, tu per me, non avevi bisogno di una forma definita perché tu restituisci soprattutto un'atmosfera, una qualità, un'aria come nella musica....ci penso tanto alla qualità di questo tempo sospeso e denso di nuvole scure ma anche di arcobaleni brillanti appesi, scaramanticamente, sui balconi delle case. Una qualità a volte spessa e pesante, solida, concentrata, e, altre, dispersiva e aerea...con un retrogusto sospeso tra sogno e realtà.

Durante il giorno mi sembra di vivere un modo di essere svegli e attivi tutta nuova e anche, che la notte, il riposo, sia altrettanto differente. Un tempo soglia, verso cosa, non si sa...

"oh, Umana, tu conosci i rituali sacri, mi stupisci...ecco, il focolare rotondo al centro è accompagnato dalla erma, la pietra a forma di colonna...oh, quanti ricordi, io e Ermes, vicini e lontani...è un po' l'alternanza che descrivi da un movimento verso l'interno e uno verso l' esterno, il basso e l'alto, il centro e la periferia... cara Umana (posso chiamarti così...?)"

Ma certo, adesso che mi ci fai pensare, mi piace che tu mi chiami così perché, anche in questi giorni, ricordarmi di restare umana, mi sembra davvero una cosa bella...ma, insomma, Esti, allora mi stai dicendo che questo strano tempo porta con sé una qualità tutta nuova che può avvicinare quello che apparentemente è agli antipodi (come tu e Ermes)...?

"non saprei, ma forse si...sai, io a differenza di Ermes, sono e rimango di poche parole" (e disegna con la mano delle forme a spirale, alcune centrifughe e altre centripete)

Lo so, lo so, Esti...e, insieme alla parola "qualità", di questi giorni, anche frenetici e pieni di rumore, ripenso anche ai diversi silenzi.

"Umana cara, ora che mi rammento, ogni silenzio ha il suo suono, come ogni braciere la sua essenza odorosa di legno d'incenso"

Già, silenzi: calanti, pesanti, lievi lievi, pomposi, inzuppati, asciutti, muti, esitanti, vuoti, impanicati, odorosi di pane, inquieti, giallognoli, cristallini e limpidi, quieti, traballanti, taglienti, giudicanti, pacificati, accoglienti, respingenti, lontani o vicini...che ricchezza, la ricchezza incorporata di certi silenzi.

Esti ma non te la sei mai presa di essere spesso così trascurata, dimenticata, lasciata nell'ombra, certo, ogni tanto, riabilitata, incensata, per poi tornare in un angolo?

"gli angoli non sono nella mia natura, ricordi....il cerchio...insomma, io ci sto bene nel mio spazio che è solo apparentemente piccolo e, poi, io non mi sposto, sto al centro, magari sono gli altri che distolgono lo sguardo"

Ecco, appunto...

"ci sono tanti modi di essere, fare e pensare...di guardare e di essere visti..."

Insomma Esti, mi stai dicendo che l'intero universo può abitare una casa.

"non una ma la casa dell'anima"

Eccoti, Esti, forse mi sei venuta in mente per regalarmi questa finestra sul mondo...non ti nascondo che mi confonde.

"il tempo, Umana, il tempo...per noi greci che complichiamo un po' tutto, sai, non è solo quello dei giorni, non è una linea ma un cerchio con dei passaggi, degli incroci, appuntamenti della Storia"

Eh, l'ho studiato un po' a scuola, il Kairos, il tempo delle cose speciali e mi chiedo se questa terribile crisi non possa rappresentare anche uno di questi passaggi-kairoi.

Ti raccontavo prima di una sensazione, quasi un'intuizione, che questo tempo mi attraversasse da un organo di senso pulsante, portando prospettive su mondi distopici, altre inaspettatamente armoniche e pacificate, uno spostamento impercettibile eppure potentissimo che passa da un nuovo centro...proprio ora, proprio in questa strana e preoccupante situazione.

"Umana, vedi perché non sono mai salita ad abitare stabilmente sul monte Olimpo? Perché il centro di cui mi parli non abita nelle vette del pensiero, ma un po' più in basso, nell'umano cuore e i suoi battiti"

Il centro della casa è il focolare, il centro dell'Uomo il cuore, già...pensare un pensiero che passi dal cuore...il che, da un certo punto di vista, complica parecchio le cose...

"Eh si, la Vita è più simile a un cerchio o, meglio a una spirale e se il Centro, il Sè, è dalle parti del cuore....è tutto molto, molto complicato..."

Dalle parti del cuore.

Grazie Esti per la tua presenza. Discreta, come dici, per scelta. Con il tuo fuoco avresti potuto incenerire tutti i troni degli dei dell'Olimpo...posso convocarti ancora, di tanto in tanto?

"Ogni volta che respiri, anche dentro la tempesta, Umana, lì mi trovi. Ogni volta che operi senza prescindere dal saper vedere, ogni volta che poggi di nuovo un piede a terra dopo aver fatto naufragio, lì mi trovi"

E così dicendo, con la sua lunga veste, Estia esce di scena, canticchiando sottovoce e lasciando dietro di sé scie odorose, possibili sentieri da percorrere.

(continua)

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