Donne, gesti, educazione. Raccolte preziose






Per presentare l'articolo allegato diamo voce al coro … 

Monica e il tocco delle Dee 
Un tema particolarmente potente, questo con il gesto. Forte e bello. Mi viene in mente la definizione che ci ha regalato il mondo greco antico: Kalokagathia, a dire di una qualità che tiene insieme ciò che è bello a quello che è buono, intrecciando indissolubilmente la dimensione del “bello” per i sensi alla dimensione morale ed etica. Ricordo prezioso di una serata e di una progettazione in cui una delle focalizzazioni principali è stata proprio questa ‘bellezza del gesto’ declinata al femminile. Un filo rosso che si rivela nella raccolta iniziale delle testimonianze, dove le donne provano ad abitare e a praticare tutto questo non tanto nella tensione verso una perfezione ideale ma nell’autenticità dei gesti possibili. 

Nadia e la voce dei bambini 
Riflettendo sul contributo da docente di scuola dell’infanzia non ho potuto non riflettere sul gesto che definirei generativo e che riempie di senso il mio lavoro da anni: “dare parola ai bambini”. Un gesto di cura, quindi, il mio verso i bambini. Un gesto di cura che mi coinvolge perché attuandolo esploro l’intenzionalità di insegnante. Un gesto di cura quindi anche verso di me come educatore che, nei gesti dei bambini, vede riflessi i propri intenti. Come nel gioco degli specchi, guardando loro vedo ciò che i bambini imparano dagli adulti. E spesso vedo cose belle! Un gesto di cura indubbiamente anche verso l’educazione, intesa come condizione che riflette sui propri gesti e si costruisce attraverso di loro. Un gesto di cura infine, della conoscenza come possibilità di attribuire senso e costruire sapere attorno alle cose che accadono. Narrandole. Educare è ricomporre gesti, pensieri, rappresentazioni di sé, relazioni con gli altri e con il mondo, promuovendo la dignità della persona, avendo cura della vita. 

Raffaella e le parole delle autrici 
Gesti, saperi e culture: le voci delle donne richiamano alcune dimensioni che sono quasi rituali, come quella della cura del sé, che diventa mostrare e tramandare. Molte autrici ci parlano di questo, ho scelto Fatema Mernissi che scrive: “La magia dei trattamenti di bellezza e del rituale del hammàm non deriva solo dal sentirsi rinati, ma anche dalla coscienza di essere le artefici di questa rinascita … Per quel che riguardava la zia Habiba, massaggiare e tonificare la pelle era il punto di  partenza dell’emancipazione femminile…le sue parole mi ispirarono la decisione di imparare tutto sulle maschere per il viso e i capelli. Anzi, diventai così brava che la mamma mi mandava a spiare la nonna Làlla Mànì e Làlla Ràdiya per vedere che cosa mettevano nelle loro pozioni di bellezza”. (Fatema Mernissi, La terrazza proibita, edizione italiana Giunti, 1994) 

Irene e lo sguardo pedagogico 
Quanta bellezza e potenza è possibile far emergere dai gesti educativi, facendoli scorrere attraverso le relazioni di cura? Quella cura, quella che dà senso alla relazione, anzi che la crea e la costruisce a partire dai gesti della quotidianità. Ed è proprio attraverso i gesti di cura che possiamo contattare e riconoscere l’imperfezione dell’educazione non per ergerci a giudici severi ma affinché diventi occasione continua di nuovi apprendimenti, indicando la via verso gesti gentili che non perdano l’occasione di insegnare altro. Si, perchè ancora una volta, dobbiamo riconoscere e dirci, che a insegnare non sono solo quelli che scientemente eleggiamo come educativi ma, al contrario, lo fanno in modo assai più potente e a volte anche pre-potente, tutti quelli che sfuggono al nostro controllo e che abitato le nostre relazioni educative quotidiane. E allora l’invito, rinnovato ancora una volta, è che a guidarci siano la ricerca e la passione verso nuove conoscenze. 

Tiziana e le melodie della musica 
La musica è una componente fortemente caratterizzante nel percorso di crescita di un individuo e nell'arco di una vita completa. Il vaso di Pandora di tutte le emozioni. Anche quando sembra non ci sia, serpeggia tra le fibre del nostro essere, fissando consapevolmente o meno momenti importanti. Scorre senza frontiere culturali, differenze sociali, senza rete o limitazioni. Unisce i meridiani e i paralleli delle nostre esistenze, in un solo gesto di ascolto ed elaborazione, un linguaggio quasi viscerale che non ha bisogno di molti insegnamenti, ma di passaggi, passaggi di "cura" da anime a cuori, da voci ad occhi, in un unico flusso benefico di saperi, lenitivo di dolori, riparatore delle più recondite paure e fragilità. E' una Signora Insegnante, Educatrice, Infermiera. Le note come i profumi fissano ricordi, nomi, presenze, che hanno inciso sulla nostra formazione. L'indelebile scelta musicale in una lunga notte di travaglio, le voci cantate che accompagnano al sonno dei bimbi, le melodie legate a momenti ed eventi topici che intrappolano la memoria per sempre, determinandone la colonna sonora di un percorso di vita e di crescita … 


Luigina e le voci di donne 
…. e che c’è in tutte le parole dell’articolo! 






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