Figlie di Atlante: R-Esistenze femminili in tempi di pandemia

 


 


di Raffaella Dellera*


Dall’inizio della pandemia i pensieri si sono susseguiti con una velocità vorticante; spesso avrei voluto fermarmi ad afferrarne qualcuno per metterlo per iscritto. Con le mie compagne di viaggio del Gruppo Amazzone o Penelope ci avevo anche provato, ma fino ad oggi non c’ero ancora riuscita.

 

Da qualche settimana sento di portare un peso, spesso mi ritrovo a dire a me stessa “respira e lascia andare le spalle”, che sento costantemente contratte, mentre inseguo gli impegni quotidiani: il lavoro, che forse a breve dovremo ripensare “a distanza”, nuove e incalzanti regole e comportamenti da imparare, reimparare, rispettare: il modulo 2 per la riammissione a scuola, no, la nuova versione è il 3, la palestra chiusa, la palestra aperta, Immuni che ti segnala un contatto a rischio e allora quarantena (preoccupazione, tempo speso a capire che fare e riorganizzare giornate ed impegni)… Nuove versioni di antichi pesi?

Ripenso agli eventi con il Gruppo in cui abbiamo trattato, pensato, narrato i talenti delle donne, l’essere chiamate a tenere insieme tanti aspetti, mondi, impegni ed incombenze.

 

Elif Shafak, una delle "mie" autrici**, scrive delle sue Pollicine: “donnine minuscole, ciascuna delle quali…una versione differente di me stessa…Forse ogni donna ha dentro di sé un miniharem come questo, e a renderci davvero noi stesse sono la discrepanza, la tensione e la difficile armonia tra i nostri io conflittuali”.

Chissà se è arrivata una nuova Pollicina della Pandemia, oppure sono tutte le altre che devono affrontare questa nuova strada disorientante, alla ricerca di nuovo modi per andare avanti.

Sì, forse è così.

 

Ilaria Tuti, autrice letta la scorsa estate, scrive nel suo “Fiore di roccia” delle portatrici carniche, della loro capacità di caricarsi sulle spalle gerle pesanti per andare in aiuto dei soldati al fronte: Per la prima volta nella storia del nostro popolo, le gerle che per secoli abbiamo usato per portare i nostri infanti, i corredi delle spose, il cibo che dà sostentamento, la legna che scalda corpi e cuori accolgono strumenti di morte: granate, munizioni, armi.”

Le donne, capaci di cambiare, di adattarsi hanno assunto nuovi compiti ed affrontato la sfida del loro tempo. Non è forse quello che ci viene chiesto in questi tempi incerti e confusi?

Sì, forse è così.

 

Certo, anche le “gerle” di oggi sembrano piuttosto pesanti, quasi un peso degno di quell’Atlante che sorreggeva sulle sue spalle la Terra.

E per portarle abbiamo bisogno di ricorrere a tutta la forza, la fiducia e la speranza di cui siamo capaci.

 

Vanessa Montfort, ne “Il sogno della crisalide”, scrive: “in fondo, penso di avere sempre creduto nel nostro potere di operare il miracolo di un cambiamento importante: dolori, guerre, rotture, ferite, tsunami, crisi, disillusioni, pandemie, catastrofi son processi in grado di annientarci, come poveri bruchi destinati a strisciare, ma allo stesso tempo possono condurci a una rinascita, che si accompagna a una nuova capacità: quella di volare”.

 

Credo che le donne possano farlo, possano attingere, ancora una volta a questo potere.

Ricordando che non sono sole, ma, come scrive Isabel Allende, “una salda catena femminile che risale fino alla prima donna, la madre universale” e possono “mobilitare quelle forze nutrici per la salvezza”.

Nel nostro Gruppo, con il nostro progetto culturale, che proprio quest’anno celebra il suo decennale, ognuna ci noi con la sua specificità, ci proviamo.

 

“Dedico la mia opera alle donne,

legate dai loro capelli,

come una grande rete di anime.

Alle donne che amano, partoriscono, sperano,

che cadono e si sollevano mille volte,

che mille volte si piegano ma non si arrendono.

Conosco le loro battaglie,

ne condivido lacrime e gioie.

In ognuna di loro c’è una parte di me”.***

 

 

 

 

*La sua esplorazione nel Gruppo Amazzone o Penelope l’ha portata alla ricerca di scritti, romanzi poesie di autrici, che di volta in volta offrono cose da “dire” nelle riflessioni dei progetti del Gruppo

 

**Alcune delle autrici citate, e i loro scritti, fanno parte dei testi utilizzati negli eventi del gruppo Amazzone o Penelope

 

***Citazione tratta dal romanzo “La treccia”, di Laetitia Colombani

 

 

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