Memorie generative



Di Luigina Marone


In famiglia siamo abituati da sempre, figlie e nipoti, a sentire i racconti di mia mamma di 90 anni. Alcune storie sono memorabili e le possiamo raccontare quasi con le sue parole, come parte consolidata della nostra memoria. 


Eppure ci sono ancora momenti, mentre parli di altro, in cui si aprono nuovi spiragli di ricordi della tua vita e di attimi speciali nei quali è possibile raccogliere nuovi aspetti del tuo vivere, racconti che arrivano come una nuova ondata di vita e con sé portano tutto l'affetto di un ricordo. 


Forse è proprio questo che lascia in eredità il racconto, famigliare e amicale, il  nutrimento di quel legame, condivisioni necessarie alla vita insieme e comunitaria. Il calore di un’autenticità di emozioni che portano nuovi significati che dipingono di tanti colori la vita odierna, nel suo scorrere.


E' successo così qualche giorno fa, quando sono emerse inaspettatamente memorie della vita di cortile, quando da piccola sei stata testimone dei gesti del dare  della tua famiglia e di altri adulti vicini, che riportano alla luce climi di vicinanza tra le persone. Un bel faro di luce da seguire oggi, a volte difficile anche solo da immaginare come possibile. 


Provo a raccontare i tuoi ricordi con le tue parole mamma.


In Paese c'era un signore che ogni tanto bussava alla nostra porta per chiedere un po' di cibo, e mio papà, lo faceva entrare a mangiare a tavola con noi. Diceva, dove c'è n’è per otto c'è n’è anche per 10. In realtà non era proprio così, ma un po' di pane e un po' di minestra con le erbe del campo si riusciva a metterli insieme. Sai, molti gli davano qualcosa da mangiare direttamente dentro al pentolino che lui portava con se e poi lui mangiava lì fuori. In cortile c'era una donna che quando lo vedeva arrivare preparava il mastello con l'acqua per permettergli di fare un bagno e intanto che lavava i suoi abiti, gli dava quelli dei suoi figli. Di solito, si fermava due o tre giorni, dormiva nella stalla e un’altra signora gli portava un cuscino e delle coperte …. Ricordo anche una signora che viveva così, in strada, girando di cortile in cortile a chiedere la carità e in paese in tanti erano disponibili ad aiutarla.


Riflettendo un po' stupita di questo ricordo aggiungi, allora era proprio normale, la povertà aveva portato tutti ad essere d'aiuto gli uni agli altri. Esistevano anche allora quelli che non se ne interessavano e li mandavano via ma , insieme a quelli che si aiutavano, si andava avanti … Oggi non è più possibile, ognuno pensa a sé e siamo tutti chiusi in casa … Se qualcuno ti suona, hai anche paura ad aprire.


Al lavoro, mentre raccontavo queste storie alla collega Viviana, mi sono accorta di quanto fanno parte di una storia collettiva di quei tempi perché a questi aneddoti, ne abbiamo aggiunti altri, di aiuti tra le persone, come fosse normale prendersi carico gli uni degli altri, anche “adottando” un figlio in famiglie già numerose, per proseguire insieme il cammino della vita. 


E noi, che mondo desideriamo? 


Credo proprio che dai gesti di ogni individuo, in questo contesto narrato, sia stato possibile il sostegno reciproco. Ecco, forse è da qui che mi piacerebbe partire o ripartire.


Da quei gesti possibili che creano movimenti, aiuti, sostegni, vicinanze. E, se saremo in tanti,  si che potrà ri-nascere una nuova società dove c'è bisogno di ricostruire, di alzarsi le maniche e mettersi all'opera, gli uni con gli altri.


Chissà tra qualche anno, girandoci indietro, cosa avremo noi da raccontarci? Spero tanto che siano gesti di imprese e ricordi di orizzonti lontani … realizzati!

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