Filando cultura tra storie e diritto di parola. La parola alle donne



a cura di Luigina Marone

Il nostro gruppo Amazzone o Penelope, qualche anno fa, ha raccolto testimonianze di donne vittime di violenza che, dopo il lungo percorso di cambiamento intrapreso, sono riuscite a raccontare, anche grazie al sostegno ricevuto dagli operatori professionali incontrati nei Centri di aiuto. 

Nelle loro parole ritroviamo ancora la traccia della forza dell'incontro tra donne, che produce nuovi pensieri, modi di essere, cultura al femminile. 

"Io sono più forte, mi amo come persona e non permetterò mai a nessuno di offendermi, denigrarmi, picchiarmi … nella mia storia ho fatto un percorso di crescita dove mi hanno aiutato a comprendere, a cambiare senza mai giudicarmi… le ho sentite sempre al mio fianco… la mancanza di giudizio e la loro vicinanza, il loro credere in me mi ha permesso di essere ora quello che sono… sento ancora la mia educatrice, la invito sempre ai nostri eventi… la chiamo tutte le volte che ho qualcosa di bello da raccontarle, come diceva sempre lei, le cose brutte nella mia vita ci sono già state… ora sto avendo solo cose belle”. 

Nel nostro evento Donne e resilienza. La forza che si fa cultura, che ha visto protagoniste le storie di queste donne, anche le autrici hanno fatto udire la loro voce. 

Simonetta Agnello Hornby scrittrice e avvocato, si è occupata di donne che hanno subito violenza domestica. Scrive: “A volte mi capita di ricevere visite di donne che sono state mie clienti… vengono a raccontarmi com’è stata la loro vita dopo il processo, dopo il tortuoso cammino che dalla rottura del silenzio passa dalla protezione per arrivare a una nuova vita. Una di loro, guardandomi dritto negli occhi mi disse: “funzionano i servizi di assistenza”. Bisogna tessere una rete invisibile e forte come il nylon, e tenerla pronta per tirarla su quando è necessario.” 

Le fa eco Tara Westover (autrice del romanzo “L’educazione”)

“Tutti i miei sforzi, tutti i miei anni di studio mi erano serviti ad avere quest’unico privilegio: poter vedere e sperimentare più verità di quelle che mi dava mio padre, e usare queste verità per imparare a pensare con la mia testa”. 

“Potete chiamare questa presa di coscienza in molti modi. Chiamatela trasformazione. Metamorfosi. Slealtà. Tradimento. Io la chiamo un’educazione”. 

"L’istruzione, la cultura, permettono di capire chi sei. Vedere il cambiamento e accettarlo. Accettare l’aiuto degli altri: io ho avuto tantissime persone che hanno creduto nelle mie capacità e mi hanno teso la mano.” 

E così, nel percorso di rinascita, abbiamo avuto modo di riscoprire la sorellanza, nel reciproco ascolto che rende degna e legittima ogni parola e che, oltre alle fragilità permette, superando anche i facili pregiudizi, il cammino possibile della speranza e del cambiamento. 

Tutte le donne intervistate, confermate anche dalle parole delle autrici, narrano storie di formazione che sono storie di crescita capaci di esibire, insieme al cambiamento, ciò che è stato imparato e che ora finalmente, potrà essere insegnato. Ancora e ancora. 

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