Il diritto di parola. La forza che si fa cultura


 

a cura di Luigina Marone


Il culmine  


Alcune donne, dopo vari episodi di violenza subita, che solitamente segnano l'escalation nell'entità delle aggressioni, colgono un momento di culmine, per dire adesso basta! *


 "Solo quando ero incinta non mi toccava con un dito perché gli stavo dando un figlio ed ero contenta quando ero incinta … ma poi le cose sono peggiorate … i miei figli mi difendevano e quindi picchiava anche loro. Sai, finché denigrava me e mi picchiava lasciandomi i lividi che duravano per settimane così che non uscivo neanche di casa, non mi interessava perché quando veniva in lacrime a chiedermi scusa, lo perdonavo e mi dicevo che era il padre dei miei figli.”


La svolta


È un passaggio molto importante, il primo diritto di parola, per uscire dalla morsa  della trappola della violenza e intraprendere la svolta.*


“Al primo compleanno di mia figlia, davanti alla torta mi ha detto: “cos’è?” e quando gli ho detto che era il compleanno di sua figlia mi ha chiesto quanti anni avesse. Lì ho capito che non avrebbe mai amato la mia bambina… ho iniziato a urlargli di tutto e lui con il coltello sporco ancora di torta mi ha accoltellato aprendomi dal basso all’alto… sono stata in coma farmacologico per quindici giorni. Quando mi sono risvegliata mi hanno detto cosa avevo rischiato e ho subito capito che se succedeva qualcosa a me mia figlia avrebbe passato una vita d’inferno. Ho chiesto di mettermi in comunità”. 


Il rischio di morire a volte rientra nel processo di trasformazione per comprendere la propria sofferenza, il dolore e per avere la forza di chiedere aiuto.


(continua …) 



* testimonianze raccolte dal Gruppo Amazzone o Penelope con interviste alle donne dei centri antiviolenza di Milano e Pesaro

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