Le interviste impossibili: ACHILLE verso AFRODITE Cantami o Diva la Cura per l’Ira del mio Cuor

di Monica Simionato e Alice Tentori



Achille: “Beata te Afrodite! Dea dell’Amore, del sentimento più ricercato e onorato da tutti. Non uno, ma molte divinità ti impersonano. Guarda invece me: benché la mia Ira sia quello che fa di me un eroe e un uomo insieme, essa è ripudiata, evitata e condannata da tutti! Neanche una divinità le hanno dato!
Cos’ha che non va in me il mio sentimento? Non è anch’esso fonte di vitalità dell’essere umano?”

Afrodite: “Di chi sono queste grida? Riconosco il pelide Achille...il fato ti è avverso ma dov’è la tua
forza? Dov’è finita la tua misura? Narrami la tua storia...”

Achille: “La mia storia inizia con te Afrodite, inizia con un grande atto di Amore: rimanere fedele alla mia amata Briseide.”

Afrodite: “Conosco l’inizio, dato che c’ero ed ispiravo il vostro incontro...hai amato? Hai gioito? Dunque cosa ti adira?”

Achille: Ho amato (e amo) la donna più bella che potessi desiderare: lei è tutto per me. Quel pazzo di
Agamennone invidioso del mio amore, me l’ha però portata via. Non c’è altra cura per il dolore d’amore che l’ira verso chi l’ha causato.”

Afrodite: “Vedo forte il tuo risentimento, e hai certo le tue ragioni, ma il cuor, il fato e la vita ne portano altre...la ferita, ne sei certo, non possa esser curata in altro modo? Chi ti ha tolto amor, puo’ risarcirlo?”

Achille: “Sono certo di quello che affermo: non mi importa più nulla, nè di combattere in battaglia (mia
prima fonte vitale), nè dei risarcimenti di Agamennone. Come aveva predetto mia madre, mi sono stati
promessi doni preziosi e ricchissimi: sette tripodi mai messi al fuoco, dieci talenti d’oro, venti bacilli
scintillanti, dodici vigorosi cavalli, sette donne di Lesbo (le più belle). Mi è stato concesso di distruggere le grandi città di Priamo, prendendo in dono oro e argento in quantità, fino addirittura a riavere la mia amata Briseide e ad avere in moglie una delle tre figlie di Agamennone. Tutto questo mi sarà dato, affinchè io riesca a rinunciare alla mia ira. Ma nessuno ha capito. Non c’è nessun Acheo che potrà convincermi a farlo. Che vantaggio c’è? Nulla mi resta dopo aver tanto sofferto se rischio ogni momento la mia vita in battaglia. Perchè mai dovrei farlo? E sopratutto, perchè mai dovrei lasciare il mio sentimento di rabbia se altro non è che la forma della mia fedeltà per la mia amata?”

Afrodite: “La tua ira è legittima, Achille, ha molte ragioni e non sono certo io che posso redarguirti
nell’errore. Ho sbagliato molto, anche se dea, ma, questo è il punto, ho cercato di farmene qualcosa di
cio’ che ho vissuto.”

Achille: “Che intendi o dea, mi confondi...vuoi forse tu suggerire che dovrei anche io imparare da quanto ho patito? Ti parlo chiaro, come ho fatto con i miei compagni, così evitiamo di starcene qui a
chiacchierare inutilmente. Le vostre parole non leniscono la mia offesa. Nulla potrà piegare il mio cuore, ancor meno le tue parole d’amore: chi mi ha fatto questa grande offesa, deve pagare, pagare fino
in fondo, l’orrenda offesa con cui mi ha ferito.”

Afrodite: “Giovane guerriero, amor ha in sè il suo rovescio, io lo so bene. Chi ama soffre, chi vive
sperimenta il patimento. Guarda in volto diritto e rovescio e avrai non la pace, ma la pienezza.”

Achille: “Qual’è il tuo gioco...ti diverte confondere i mortali?!...O dea...perchè non mi dai conforto senza aggiungere altre parole?”

Afrodite: “Non conforto ti serve, ma nutrimento. Ad un albero che soffre non si offrono sterili parole ma acqua e buona terra. Diffida da chi ti dà sempre ragione! Io comprendo bene la tua pena, ma per lenirla, serve un balsamo nuovo.”

Achille: “Parla o dea...”

Afrodite: “A cosa serve la tua forza? A gioire nei momenti di gioia? Per questo non serve esser grandi
uomini...a che serve se non a cambiare, a crescere, plasmare e trasformare?
E le tue armi? Strumenti di morte? Morte delle parti immature, giovane guerriero.
Il fato ti accompagnò fino a questa soglia, a te varcarla.
A che servono i tuoi sensi? Ad essere presente a te stesso e non a reagire con la sola mano.
A che serve smarrire la strada se non a ritrovarne e costruirne una nuova?”

Achille: “Sono presente a me stesso: fermo in una grande ira, nata da un grande dolore a causa di un
grande amore. E altra cura non ho e non so se non quella della spada in battaglia e dell’immobilità.
Come posso trovare nuove strade come tu suggerisci se sono inchiodato qui?”

Afrodite: “Ma tu non sei solo la tua ira...ecco il mio consiglio: non fermarti! La nascita dell’uomo e,
ancora di più, la sua rinascita portano grande travaglio. Lo so bene io, dea dell’impulsività d’amore ma
anche dell’alchimia della trasformazione, che questa è la battaglia più grande.”

Achille: “Battaglia? Spiegami o Diva, se io sono fermo quale sarebbe la mia grande guerra?”

Afrodite: ”Il tuo cuore grida Achille, lancia scintille, e quello che urla è dolore, amore, rabbia... ma, tra le braci ardenti, io vedo anche voglia di riscatto e, forse, di perdono e pace. La battaglia che stai facendo è una delle più difficili perché è soprattutto un combattimento interiore. Allena lo sguardo e che i miei occhi ti possano servire...tu sei l’opera suprema! Un’opera che si cucina a fuoco medio, altrimenti brucia: giusta mescolanza di ardore e temperanza”

Achille: “Una lotta con me stesso? Non so se posso pensarci, non so se voglio, non so se ne sarei 
capace o se.... Qui, fermo nell’ira, io sono al sicuro. Oppure, forse potrei...”

Afrodite: “Ora và, Achille, e riposa. Che ti accompagnino il fuoco di Estia e le pietre lungo la strada dei viandanti. E sogna....sogna di danzare con i satiri, attraversando nuove vie, prima di riprendere la lotta....

La lancia del Pelide di Vinicio Capossela


Bibliografia 

Baricco “Omero, Iliade” ed. Feltrinelli;

Clarissa Pinkola Estes “Donne che corrono coi lupi” ed. Frassinelli;

Jean Shinoda Bolen “Le dee dentro la donna” e “Gli dei dentro l’uomo” ed. Astrolabio.


Discografia

Vinicio Capossela “La lancia del pelide” in Profeti, Marinai e Balene, 2011. 


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