RAGAZZI CONNESSI - II PARTE -

 di Monica Simionato



Per proseguire la riflessione iniziata qui Ragazzi connessi - I parte - e rilanciandone le domande, qualcosa che tutti potremmo imparare dalla pandemia in poi è la ricerca di una diversa qualità del tempo, provando a "correre" meno dietro alle mille cose aspirando alla qualità delle esperienze. In questo senso le scelte che facciamo sono importantissime perché sono quelle che rimangono in primo piano, mentre il resto diventa velocemente "rumore di fondo".

Il mondo credo proprio abbia subito una mutazione importante, è già diverso, che noi lo vogliamo o meno, che ci piaccia o no, è così. Non sappiamo ancora bene come sta cambiando, ma è sicuramente differente, così come la nostra percezione di moltissimi aspetti relativi alla vita. Non credo servirà tanto sperare in un nostalgico ritorno al passato.

Ma se non lo riconosceremo, forse continueremo a sentirci "sdraiati", incompresi, sfruttati, o meglio a vedere di fronte a noi chi fa male e non abbastanza e non metterci in gioco per provare ad imparare a rialzarsi. Continueranno ad esistere i tormentoni-specchio a scuola? Il principale, per la mia esperienza è che "i ragazzi sono dei fannulloni" da parte dei docenti e per il resto del mondo "i docenti fanno il minimo sindacale, fanno troppe vacanze, tanto hanno lo stipendio garantito". A volte penso che forse ci si abitui e che si normalizzino, anzi magari ci fanno anche compagnia, diventando parte della nostra identità professionale o generazionale.

Provare un piccolo cambio di rotta passa probabilmente dal poter guardare alle proprie parti senza scaricare la responsabilità delle cadute solo sugli altri chiedendosi, ad esempio, quanto il "calo" (ad esempio didattico, ma non solo) mi coinvolga come professionista, interroghi il mio metodo, mettendo in gioco alcune delle credenze pre-pandemia che erano già moribonde e che oggi si sono mostrate drammaticamente obsolete e mortifere. Qui sulla Dad (che è stato un egregio tentativo di utilizzo della scena digitale da parte della scuola) si potrebbe aprire un capitolo....e sarebbe a mio parare utilissimo, anzi...chi vorrà farlo, soprattutto da insegnante, può contare sul mio ascolto.

La "connessione" più importante che possiamo provare a curare è che siamo tutti connessi alla vita. E i sistemi, come ciascuno dei componenti, se non si "muovono", se non fanno esperienze diverse, se non si rinnovano (come le cellule di un organismo), se non imparano, alla fine degenerano e periscono.

Certo, possiamo fare finta e dirci che "andrà tutto bene" (per riprendere uno dei tormentoni di pieno Lockdown) ma abbiamo capito che per provare a migliorare non basta uno slogan, per quanto simpatico. E sarebbe un vero peccato non provarci, perchè ci farebbe fare fatica "a gratis" (come diceva una brava collega e amica) ovvero senza imparare nulla da questo momento di crisi globale.

Voglio concludere con un grande ringraziamento ai molti professori, ai moltissimi studenti, ai molti genitori, alle componenti scolastiche e a tutti gli esseri umani...che provano a rimanere connessi alla vita.

 "Fai ciò che puoi, con ciò che hai, nel posto in cui sei"


Commenti

  1. Mi sono molto piaciuti questi scritti. Si parla tanto di connessione, davvero pero' ricordarsi di quella principale e vitale è importante.
    Grazie

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