I CARE. Le parole di Patrizia



di Patrizia De Bernardi


I CARE! Mi sta a cuore!

Queste parole mi portano indietro nel tempo, a quando ero adolescente e frequentavo l’oratorio. Nei mesi estivi facevo parte degli animatori e avevamo una maglietta con quella scritta, non ricordo il disegno, solo la grande “I” maiuscola in color nero e del rosso, sarà stato senz’altro rappresentato il cuore con una mano. Finita la giornata a prenderci cura dei ragazzi affidatici, noi animatori passavamo le ore a giocare a pallavolo e quella maglietta non ci abbandonava mai.


Un bel po’ di anni sono passati e chissà se nel corso di tutti questi anni sono riuscita a rendere vive e concrete quelle semplici parole di cui andavo fiera nel sfoggiare quella maglietta proprio perché erano rappresentate quelle parole e magari neppure comprendevo fino in fondo il significato? Adesso sono diventata una donna, moglie, madre, lavoratrice e amputata di un pezzo di cuore.


CURA: una semplice parola dai molteplici significati e se vai nel profondo, non sempre facile da comprende, da percepire, da vivere. Si perché se una parola non la vivi concretamente, difficilmente riesci a capirne il valore e il significato.


CURA: percepire la responsabilità di chi hai di fronte, attenzione ai piccoli gesti, alle parole, alle cose semplici, saper custodire, conservare nel cuore i ricordi, i vissuti belli e brutti che fanno parte di te, come perle preziose e nei momenti più bui sapere che lì, in quel piccolo scrigno, ci sono, tirarli fuori e per magia rivivere.


Prendermi cura dell’altro mi fa sentire realizzata, mi fa stare bene e mi aiuta a dare un senso alla mia vita.


Prendersi cura dell’altro non è necessariamente fare grandi cose, a volte basta un sorriso, uno sguardo amico, una parola detta con gentilezza, si perché cura e gentilezza vanno a braccialetto, non esiste l’una senza l’altra, convivono insieme.


E’ sufficiente un piccolo dono creato con le tue mani, perché l’aver pensato a quell’oggetto, aver scelto il materiale e immaginare cosa potrebbe far piacere alla persona che riceve, è già prendersi cura dell’altro, tutto inizia da lì.


Prendermi cura dei miei figli mi ha permesso di crescere e assumermi la responsabilità della loro e della mia vita. Ricordo che quando li portavo in grembo, cercavo e facevo il possibile di star bene anche moralmente, sentivo dentro di me il desiderio di trasmettere loro emozioni positive e questa responsabilità non è venuta meno neppure col passare degli anni: 

  • verso Michela diventata ormai mamma, mi preoccupo ancora della sua serenità e percepisco nel mio cuore i suoi problemi, i suoi stati d’animo, ho imparato a prendermi cura di lei in silenzio, cercando di aiutarla quando ancora cade, infondendole fiducia e riconoscendo le sue attitudini e fragilità;
  • verso Daniele che dopo la sua improvvisa dipartita, mi prendo cura della sua tomba, dei suoi fiori e scelgo sempre quelli colorati, a differenza dei primi tempi che sceglievo solo quelli bianchi, custodisco i suoi amici e dopo dieci anni della sua prematura scomparsa, aveva vent’anni, non era scontato che loro mi rimanessero accanto, e anzi a pensarci bene, sono loro che si prendono cura di me nel momento in cui il loro amico Daniele è ancora vivo nei loro cuori.

Prendersi cura del lavoro vuol dire dedicarsi con passione e onestà qualsiasi mansione si svolga, senza aspettare la fine mese per lo stipendio. 

Nel mio lavoro mi prendo cura delle persone che arrivano in ufficio cercando di aiutarle nel mondo delle carte, e lavorando in uno studio notarile bisogna porre attenzione e cura a ogni piccolo documento, nel descrivere semplicemente le carte d’identità, i mappali di fabbricati e terreni, cerco non solo di scrivere numeri, dati, ma di porre attenzione alla persona che ho davanti, ricostruendo storie mettendoci tanta umanità e correttezza.


Mi sento “curata” quando vedo il sorriso di mia figlia, il sorriso nei miei nipotini, il sorriso degli amici di Daniele, quando percepisco persone vere e autentiche al mio fianco, quando ricevo “il buongiorno” e ogni messaggio non rimane senza risposta, senza un segno di accoglienza.


In questi ultimi anni ho cercato di prendermi cura anche di me, della mia parte interiore ed esteriore, perché tutto inizia da me e alla fine di queste mie semplici parole condivise, posso affermare che si, piano piano sto imparando a dare il significato di “I CARE”, e ogni giorno scopro un significato nuovo, ascoltare l’altro, anche se tu avresti voglia di raccontare di te, ma dai spazio all’altro perché sai il significato profondo della sofferenza, del dolore e se il tuo ascolto, può illuminare un pezzetto del cuore dell’altro, è donare cura e di rimpetto, questa cura torna a te moltiplicata.


Patrizia, una semplice persona di 59 anni 

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